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Esperienze

La maestra delle elementari che non dimenticherò mai

Una volta si chiamavano scuole elementari, oggi scuola primaria, ma la sostanza non credo che sia tanto diversa: è la prima scuola (di vita) che abbiamo frequentato, quella che segna il passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, quella nella quale entri ancora un bambinello e ne esci quasi irriconoscibile rispetto ai 5 anni precedenti.

E sono tante le cose che possono rendere questo momento della vita di noi bambini indimenticabile (in senso positivo e in negativo): si impara a leggere e scrivere, a stare seduti a lungo, a stare in silenzio e alzare la mano per parlare, ad attendere la ricreazione (o intervallo) per poter giocare, a disegnare “dentro” le righe, ad alzarsi al mattino presto per essere puntuale al suono della campanella, si conosce la pesantezza dello zaino da portare sulle spalle (spesso a rischio di caduta gambe all’aria), l’inizio delle studio e della conoscenza più strutturato, si incontra la/le maestra/e.

Personalmente la maestra delle elementari non la dimenticherò mai e sicuramente per il segno positivo che ha lasciato durante i miei 5 anni di scuola elementare.

Il periodo della mia infanzia è stato uno dei più belli della mia vita, fatto di spensieratezza, di allegria, di leggerezza, di scoperta e conoscenza, di amicizia. Sono stata fortunata, soprattutto se penso a quanti bambini viene rubata l’infanzia o non hanno potuto viversela come dovrebbe essere, pensando solo a stare bene. Abitavo in un piccolo paese (Gualtieri in provincia di Reggio Emilia) e tutta la mia vita di bambina si concentrava tra la via in cui vivevo (e le amiche del cuore) e la scuola elementare che frequentavo. Ricordo che i primi anni delle elementari a scuola mi accompagnava mia mamma in bicicletta: lei pedalava ed io sul seggiolino dietro. Verso la terza elementare lei mi accompagnava ed io con la mia bici di fianco. Per arrivare in quarta e quinta, momento in cui potevamo andare soli a scuola: ci incontravamo alla fine della via con gli amici e poi percorrevamo il chilometro che ci separava dalla scuola. Ricordi di serenità, di risate.

LA MIA MAESTRA ERA SPECIALE, ERA UNA MAMM-ESTRA

A scuola ci aspettava la maestra: anni fa avevamo solo una maestra che faceva tutto, si occupava dell’insegnamento di tutte le materie, inclusa ginnastica e religione. Lei è stata la maestra di mio fratello prima e di me poi. A quei tempi era un vita un pò sul modello della “Casa nella prateria”, serie televisiva che ho adorato, dove tutti in paese si conoscevano, la vita era semplice, si stava sempre all’aria aperta e il tempo trascorreva con lentezza. Io ovviamente mi sono sempre sentita molto Laura Ingalls (così come la Jo di Piccole donne, ma questo argomento merita un altro post!!!!).

La mia maestra era diversa e non lo dico solo oggi che è passato tanto …troppo  …un pò di tempo, ma lo sentivo e lo sapevo anche allora. I ricordi che mi legano a quel periodo di scuola e a quello che lei ha rappresentato sono ancora così vivi che quasi scottano. La mia maestra era una mamm-estra, un misto tra un’insegnante e una mamma. Non ho avvertito alcun impatto traumatico nell’abbandonare l’asilo (la odierna Scuola dell’infanzia) per le elementari. E’ stato tutto naturale e mi sono sempre sentita un pò a casa con lei.

COSA RICORDERO’ PER SEMPRE DI LEI

Di lei ho impresso e vivo nella memoria il sorriso, un sorriso caldo, aperto, sincero. Lei con noi bambini rideva e posso davvero pensare che si divertisse. Certo ci sgridava, per cui ho memoria anche dei suoi toni severi, dello sguardo amareggiato per un comportamento inaspettato da parte nostra. Ma ricordo di più i gesti di affetto, le carezze sulla testa, il suo essere avvolgente.

Lei probabilmente seguiva, come oggi, un programma didattico e ministeriale, ma non ricordo di averla mai sentita dirci che eravamo in ritardo con il programma, che stavamo rimanendo indietro. Invece ripenso al fatto che lei stravolgesse spesso l’organizzazione stabilita, perchè anche quando non era in “orario”, lei ci portava in palestra per farci giocare, e per insegnarci attraverso il gioco le regole della convivenza, della collaborazione e del fare squadra.

Lei era calma, aveva una dolcezza ed una serenità nello spiegare e nel coinvolgerci che fa da contraltare alla velocità e all’agitazione di oggi, di adulti e bambini. Anche nei rimproveri era generalmente calma (ricordo solo qualche volta che perdeva il controllo e la sua voce diventava improvvisamente acuta e stridula).

Lei era a favore della sperimentazione e del fare: si imparava facendo, osservando, scoprendo in prima persona. E allora facevamo tantissimi esperimenti, seguivamo il corso della natura e da essa imparavamo le stagioni e cicli, la trasformazione degli stati dell’acqua, la nascita e lo sviluppo dei baccelli, i differenti ambienti per la crescita delle piantine, conoscevamo la vita che ci circondava. Con lei abbiamo fatto anche il programma di educazione civica, tutti insieme sulle nostre biciclette per strada con il vigile che ci insegnava le regole del codice stradale.

Lei ci ha fatto avvicinare al teatro: abbiamo costruito fisicamente un teatrino di legno, che poi abbiamo dipinto, e le marionette che avrebbero dato vita alle rappresentazioni. Ci siamo aiutati gli uni con gli altri a scuola nel fare tutto e a casa le nostre mamme hanno prodotto i vestitini delle marionette; quindi abbiamo inventato le storie per mettere in scena gli spettacoli.

Lei aveva una biro pennarello rossa che usava per correggere i nostri compiti e ricordo ancora i segnetti rossi sui compiti miei e dei miei compagni (anche se tutto sommato ero abbastanza bravina….). Aveva una calligrafia bellissima e devo dire che mi ha sempre ricordato quella di mia mamma.

Aveva l’abitudine di farsi il caffè con la moka in aula da noi e quindi ricordo il profumo di caffè e la dolcezza con cui lo beveva. Forse da lì è nata la mia dipendenza passione per la bevanda????

 

Anche mio padre ha sempre avuto ricordi del suo maestro delle elementari, e sicuramente è stato più bravo della sottoscritta visto che spesso, quando tornava al suo paesello, lo andava a trovare e salutare. Io la mia maestra ho poche occasioni di vederla, abita ancora al paese, sono io che sono andata via da là proprio al termine delle elementari. So per certo che è sempre uguale perchè me lo dicono gli amici che ho lasciato, uno dei quali ha contribuito a ravvivare i ricordi di lei e ringrazio davvero tanto.

Mi auguro che anche i miei figli possano conservare un ricordo della scuola elementare così speciale come il mio e quello di mio padre, perchè gli anni dell’infanzia contribuiscono a costruire gli uomini e le donne che saremo e sono anni fondamentali per la crescita. E non mi riferisco a quella legata alla conoscenza, ma alla crescita dei valori e dei principi che ci accompagneranno durante la vita: mi riferisco alla nostra educazione, che rimarrà tatuata nei nostri comportamenti, nel nostro linguaggio, nel nostro modo di intendere la vita.

Ciao maestra Fabrizia, tu sei e per sempre resterai la maestra che non dimenticherò mai.

 

 

 

 

 

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2 Comments

  • Reply Silvia

    Che bel racconto. Io non posso dire altrettanto. Una persona indifferente.

    Aprile 18, 2017 at 4:42 pm
    • Reply Sara

      Caspita Silvia mi dispiace tanto. Sarebbe così importante, almeno durante quegli anni, avere una maestra che ci faccia stare bene e che abbia a cuore noi e la nostra crescita, non solo il nostro sapere….

      Aprile 18, 2017 at 4:49 pm

    Rispondi a Sara Cancel Reply