Ti diranno che i figli non sono fatti per essere una proprietà del genitore, che devono essere liberi di andare, di spiccare il volo, di allontanarsi dal nido per farvi ritorno quando lo decidono loro, non quando lo vorresti tu. Ti diranno che non dovrai ostacolare le loro esperienze, la loro voglia di conoscere, le loro richieste di sperimentare il mondo. Ti diranno che dovrai smettere di fare la mamma chioccia, di fare strada per agevolare il loro passaggio, di essere sempre la guida da essere seguita per evitare loro di incorrere in pericoli od ostacoli. Ti diranno che dovrai smettere di sbaciucchiarli ad ogni piè sospinto, di tenerli in braccio anche se in piedi ormai diventa impossibile ma da seduti ancora ce la fai, di pettinarli un attimo con le mani prima che escano, di provare freddo tu per prima quando li vedi camminare per strada mezzi svestiti con -5 gradi in pieno inverno, di stare male per loro quando li senti litigare con l’amica o l’amico e vorresti intervenire per tranquillizzarli e coccolarli perchè di vederli soffrire non se ne parla proprio. Ti diranno che è ora di tagliarlo quel cordone ombelicale che vi ha tenuto uniti per 9 mesi…… ma loro non sanno che quei 9 mesi hanno significato tutta la tua vita.
Un giorno di questi Franz ha spiccato il volo! Le sorelle lo avevo già fatto da qualche anno, iniziando ad andare a dormire dalle amichette o dagli zii, ma lui no. Con loro non ricordo di avere sentito le stesse emozioni: certo mi sono mancate la sera e al mattino avevo voglia di rivederle, ma il nido non si era mai svuotato completamente. Avevo sempre avuto, progressivamente, un pulcino che rimaneva con me, man mano che le sorelle maggiori si allontanavano per stare nel mondo.
Ma quella sera il nido è rimasto vuoto. La sindrome del nido vuoto la conosco bene nella teoria, è una di quelle cose che avevo studiato all’università e rispetto alla quale avevo anche sorriso perchè non mi apparteneva all’epoca; ma si sa, un conto è leggerle sulla carta certe cose, un altro è viverle sulla pelle. Consideriamo tuttavia che per quanto mi riguarda il nido è rimasto vuoto solo una manciata di ore, credo più o meno 13 ore 36 minuti, 29 secondi. Più o meno eh?
Alla proposta di affidare i figli allo zio sono stata (inizialmente) entusiasta! Del resto erano tipo 14 anni che non avevamo una serata tutta per noi, per cui mi sono trovata decisamente spaesata. Chi si ricordava più cosa fanno le persone normali senza figli??? Tipo, si va a prendere l’aperitivo? Si esce a cena? Si va al cinema? Si mettono i tacchi???? Tutte queste cose insieme??? Ok, sembro una disadattata, ma sono solo stati i primissimi pensieri iniziali, quelli dettati dallo sgomento, dall’incredulità, dalla gioia smisurata di sentirsi liberi, dalla consapevolezza di avere del tempo da gestire in totale, assoluta autonomia. Superato lo shock, dopo aver praticamente spazzato i figli fuori di casa (prima che chiunque potesse ripensarci!!!) con la loro borsina delle “cose per la notte” , avevo chiaro in mente che Franz sarebbe rientrato a casa per dormire, TZE! Figurati, proprio lui che è attaccato a me come una cozza, lui che ha anche inventato una canzone a me dedicata, che mi si addormenta ancora addosso la sera, che quando parla nel sonno mi nomina ogni 3X2, lui che ha gli occhi a cuore quando mi guarda (ah no quella sono io!!!). Insomma sapevo che la nostra libertà come coppia sarebbe durata dalle 19 alle 21.30, orario in cui di solito io e Franz siamo sul divano a farci i grattini sulla schiena.
Per cui ho allestito un bell’aperitivo casalingo a base alcolica e abbiamo atteso l’arrivo dell’orario X. Ma all’orario X il piccolo pulcino infingardo e traditore non ne voleva sapere di rientrare. Anzi lo zio maliardo e trionfante mi mandava anche reportage fotografico del benessere che aleggiava nella sua casa e dell’alcuna intenzione da parte del (non più) pargolo di far ritorno al nido.
TZE! TZE! non era ancora abbastanza stanco! Sarebbe bastato attendere il momento del “lavaggio dei denti” che avrebbe decretato inesorabilmente il passaggio dalla veglia al sonno di Morfeo e di conseguenza la NECESSITA’ di avere la mamma al proprio fianco! Per cui ci siamo sparati un bel filmone e abbiamo ho atteso. E atteso…e atteso….finchè lo ziastro mi comunica che il piccolo aveva DECISO di rimanere a dormire via da casa e si stava addormentando CONSAPEVOLMENTE a casa sua.
ZAC! Il cordone era tagliato. Le ho viste quelle forbici, le ho tenute d’occhio tutta la sera, mi perculavano bellamente in casa mia, mi ridevano sardoniche, per poi avvicinarsi alla mia pancia con le lame rilucenti e le punte affilate, farsi breccia nei pressi del mio ombelico, accarezzarne dolcemente il cordone ancora attaccato che nutriva quotidianamente il mio cucciolo e con un colpo secco, deciso, beffardo, violento, reciderlo per sempre.
Ora io non sono più la stessa mamma e lui non è più lo stesso pulcino bagnato, perchè so perfettamente che quando sentirà il piumaggio umidiccio, sarà in grado di andare al phon e asciugarselo da solo, canticchiando e senza nemmeno aver bisogno dei miei occhi ad accompagnarlo !
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