Dare un senso a tutto quello che facciamo dovrebbe essere una prerogativa di consapevolezza, che potrebbe aiutarci a non fare gli stessi errori, ma anche a reiterare comportamenti che al contrario riescono bene, che producono un risultato positivo.
Fare le cose sapendo la motivazione per le quali le facciamo dovrebbe essere un “a priori”, dovrebbe accompagnarci nella nostra quotidianità, almeno per il 90% delle azioni che compiamo, delle scelte che facciamo.
DOVREBBE…
Poi ti confronti con il piccolo di casa, colui che beatamente, del tutto ingenuamente, quando gli chiedi il motivo per cui ha fatto una certa cosa ti risponde esattamente come tu non ti aspetteresti, o meglio non vorresti sentirti dire, e allora ogni “dovrebbe” diventa completamente superfluo e soggettivo.
Lui fa le cose senza sapere il perchè! E si sorprende, sempre, del fatto che tu madre te ne stupisca pure.
Beata innocenza, direbbe qualcuno! Già perchè è proprio in queste situazioni che ci si accorge di aver guadagnato o perso qualcosa.
Guadagnato in coscienza e consapevolezza, in conoscenza, in prevedibilità. Guadagnato nel ragionare per causa-effetto, nel sapere che ogni gesto, azione, parola ha una conseguenza per gli altri e/o per se stessi, che occorre immaginare prima quello che potrebbe accadere in relazione ad un comportamento o ad una situazione.
Perso in spensieratezza, in divertimento puro, in innocenza. Non sapere perchè si fanno o dicono le cose, comporta non presagire nemmeno le conseguenze, agire per istinto, per puro slancio, e vivere di quello slancio in pienezza. Fare qualcosa senza preoccuparsi di nulla prima. E quindi godersela.
Mi sono ritrovata a fare questi pensieri perchè il mio ultimogenito, qualche giorno fa, mi ha fornito l’ispirazione per un fatto accaduto a scuola, di cui lui è stato protagonista, rispetto al quale alla domanda: “Ma mi spieghi perchè lo hai fatto?” mi ha risposto con la più naturale – e sono convinta sincerità – “Non lo so” (della serie: ma che domande strane mi fa??).
Quante volte un bambino non sa perchè fa o dice una certa cosa? Direi tantissime! E quante volte noi adulti invece ci ostiniamo a volere sapere la ragione per cui ha fatto o detto quella cosa? Direi sempre!
Allora ho pensato che forse davvero non sapeva il motivo per cui lo aveva fatto, ma magari conosceva come lo aveva fatto sentire fare quella cosa. E in effetti cambiando la prospettiva e la richiesta è saltato fuori anche il motivo.
Alla fine, forse, siamo così anche noi adulti: pur sapendo le motivazioni che ci inducono a fare o dire cose – per la maggior parte delle volte – ci fa stare di gran lunga meglio quando qualcuno ci chiede come ci siamo sentiti, ed è interessato a conoscere il nostro stato d’animo, o quello che abbiamo provato. Peccato che accade poco di frequente.
Chiaramente anche per i bimbi rimane il principio che ogni causa ha un effetto, e crescendo impareranno a prevederlo (e perderanno inevitabilmente il gusto pieno derivato dallo slancio), e dovranno sobbarcarsi le conseguenze dei gesti e delle azioni che compiono. Ma non si può pretendere che conoscano la previsione, perchè quella va insegnata.
Loro invece ci insegnano ogni giorno lo stupore e la leggerezza, che spesso non vediamo più. E quelle sono sensazioni parecchio più difficili da re-imparare….
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