Vi è mai capitato di raccontare ad un’amica o ad un amico un comportamento di vostro figlio, lamentando dei vari capricci, dell’atteggiamento incomprensibilmente polemico, aggressivo o violento, o delle marachelle che da un po’ di tempo a questa parte mette in atto?
E vi è mai capitato di rispondere alla domanda : “Ma è cambiato qualcosa in questo periodo in casa o a scuola, o dai nonni, dai parenti in generale?” con un risoluto “Non è cambiato niente, tutto uguale!!!”???
A volte se noi non riconosciamo un cambiamento, non è scontato sia così anche per un bambino.
Parlavo giusto ieri con una mia amica mamma e ascoltavo il suo sconforto nel raccontare di come la figlia di 5 anni fosse cambiata nell’ultimo periodo, manifestando, oltre che un maggiore attaccamento nei suoi confronti, maggiore aggressività verbale e fisica, maggiore insolenza, provocazione e pianto incontenibile.
Cercando di ragionare insieme sulle possibili cause di questo cambiamento, le ho fatto la domanda di cui sopra, e la risposta è stata la stessa di cui sopra.
Quindi? Come è possibile? Cosa stava succedendo?
Ho provato ad aiutarla a spostare il punto di osservazione.
Pensando e mettendosi dal punto di vista del bambino, qualcosa forse era cambiato: ciò che per noi continuava a far parte della “normalità della vita lavorativa e familiare”, per la figlia era diventato qualcosa di non più comprensibile, di difficilmente tollerabile.
E da qui, forse, la manifestazione di un disagio. Chiaramente fisica, verbale, comportamentale.
Del resto a 5 anni non possono certo fare un trattato di come stanno, né essere in grado di analizzarne le cause in modo razionale!! Non trovate?
- cercare di trovare insieme un nome al disagio (all’emozione) e quindi cercare di capire le cause, magari parlando apertamente con la bimba, ritagliandosi uno spazio proprio di coccola e di confronto, dove ascoltarla, magari leggendo con lei una fiaba ad hoc e ogni tanto, prendendo a pretesto la storia, chiederle se si sente come il personaggio del racconto, se è arrabbiata, se è triste, cosa fa quando è arrabbiata o triste, cosa la fa arrabbiare ecc. ecc.
- creare quindi un piccolo spazio per affrontare il problema mettendosi alla sua altezza, abbassandosi fisicamente, guardandola negli occhi, respirando in modo calmo e rassicurante
- dichiarare comprensione del tipo “ti capisco, so quello che stai provando“, “è capitato anche a me di arrabbiarmi quando…”, e via dicendo
- mantenere coerenza, quindi se la bimba continua a comportarsi male e in modo aggressivo o violento mettere l’accento sul comportamento, decidendo un eventuale “sanzione” e le modalità per “sanare” la situazione creata (esempio se si è picchiato qualcuno, se si è offeso l’amichetto, o aggredito verbalmente la mamma o il papà…).
- riprendere il discorso una volta esaurita la carica negativa: inutile cercare di far ragionare un bimbo quando sta scaricando la sua tensione emotiva, non ci ascolterà. Magari è meglio riaffrontare il discorso non appena è sereno (e lo siamo anche noi!!!), aiutandolo a riguardare i suoi comportamenti e a parlare delle sue emozioni
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