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relazione

    Esperienze

    Adolescenza e amicizia del cuore

    amicizia del cuoreRipercorro con il pensiero e frugando tra le immagini vive dei miei ricordi, la mia infanzia e la mia adolescenza, a volte a caso senza un motivo particolare, senza qualcosa che mi induca a scartabellare nel mio passato. In altri casi invece grazie ai miei figli che crescendo si trovano a vivere per la prima volta situazioni o emozioni di cui anche io serbo vivida la memoria.

    E tra le immagini che più volentieri mi vengono in aiuto, soprattutto nei momenti di down, ma devo dire anche in quelli di maggiore carica, sono quelle delle migliori amiche, dell’amicizia del cuore. Quelle amiche che hanno completato la tua vita durante la tua infanzia e adolescenza e lo fanno tutt’ora che sei “grande”, perchè senza saresti una persona diversa. Saresti una persona a metà.

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    Educazione

    Adolescenza e dilemma del porcospino

    dilemma del porcospinoSono venuta a conoscenza del dilemma del porcospino ai tempi dell’università, quando studiavo Schopenhauer e sono stata folgorata sulla strada di Damasco. Era la metafora perfetta per le relazioni umane e soprattutto, secondo me oggi, per quelle da ricostruire con un figlio adolescente.

    Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. (Arthur Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, 1851).

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    Esperienze

    Saper disinnescare può essere la strada

    perfetti sconosciuti adolescenza

    “Però una cosa importante l’ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia.
    Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi è un uomo saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti”. Così recitava Marco Giallini in “Perfetti sconosciuti”, il film di Paolo Genovese, che nonostante volesse raccontare soprattutto di altro, introduce un tema sempre molto attuale e contemporaneo sulle relazioni di coppia e, a mio parere, sulle relazioni in generale.

    Saper disinnescare, non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Parole che poi, uscite dalla bocca di Giallini, sanno veramente di buono!!!

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    Esperienze

    Amicizia anche se..

    Quanto piace ai nostri figli invitare a casa amichetti per giocare in compagnia e far vedere i propri giochi!!! I miei figli vorrebbero sempre avere qualcuno a casa, ma per questioni organizzative abbiamo la possibilità di invitare solo nei fine settimana (sempre che non ci siano partite/concentramenti, cerimonie, scout, catechismi, compleanni, pranzi/cene..): insomma avete capito che di occasioni per invitare non ne abbiamo molte. Poi dividete queste occasioni per tre figli, visto che raramente accetto amici di diverse età (salvo le eccezioni dei fratelli) e vi potete immaginare che devono essere dei momenti pianificati e ben ponderati, per non buttare via una giornata preziosa con il primo compagno che capita.

    Preparazione dell’agguato

    I bimbi sanno che quando si invita qualcuno a casa ci deve essere una minimo di parvenza d’ordine (dire ordine in casa nostra è quasi un’eresia). Damiano è sicuramente il più bravo ad aiutarmi a sistemare, ma negli ultimi giorni era particolarmente attivo, ha anche liberato un intero angolo per sistemare meglio tutti i lego che abbiamo. Il suo piano è diventato evidente quando è arrivata la richiesta ufficiale “mamma, posso invitare qualcuno sabato a giocare?“, ma direi che con tutto il lavoro e l’impegno profuso la concessione è stata sicuramente più che meritata. Appurata dalla mia fitta agenda degli appuntamenti che il sabato sarei stata relativamente libera, lasciando il concentramento del grande in gestione al marito, ho acconsentito alla richiesta e ho detto a Damiano di procedere pure all’invito.

    Invito

    E voi direte, ok..ma che storia banale..anche noi abbiamo sempre la casa piena degli amichetti dei figli che sfrecciano con le macchinine o con i robot o delle compagnucce delle figlie che cucinano o giocano alla scuola con le bambole, vero?!?
    Giusto, però Damiano, quasi 10 anni, ha invitato a casa Annalisa, sua compagna di scuola (e non fidanzata, vero Sara!?!). Ricordate che Sara (socia e front woman del blog) ha due figli della stessa età dei miei, che frequentavano le stesse classi; i piccoli si sono persi quest’anno con la prima elementare, ma i mezzani frequentano la stessa classe e hanno un carattere molto simile e molte passioni in comune. Così si sono messi d’accordo per fare un pomeriggio di lego e magari qualche ricettina in cucina, mentre noi mamme ci messaggiavamo incredule della loro indipendenza e della scelta controcorrente. Damiano avrebbe anche voluto che rimanesse per tutti i pasti e la notte, ma la cosa diventava un po’ troppo complicata, visto impegni precedenti, e abbiamo convenuto che potevano accontentarsi per ora di un pomeriggio insieme.

    Sabato pomeriggio

    Il sabato fatidico è arrivato, dopo pranzo è arrivata Annalisa, con qualche minuto di ritardo, come conviene ad una signorina, passati con molta apprensione e agitazione da Damiano, come conviene ad un ometto, il quale, ha anche avuto l’accortezza di chiedere di poter telefonare alla mamma Sara per chiederle se sapeva dove abitavamo!!! Io avrei avuto una certa agitazione se avessi dovuto parlare con i genitori di una mia amica a 9 anni 😉 .
    Cosa hanno fatto? Innanzitutto hanno rotto il ghiaccio andando a prendere insieme tutti i lego da usare, il padrone di casa ha mostrato tutte le sue opere e hanno iniziato insieme ad giocarci e a costruirne altre. Sono stati un’ora a chiacchierare, confrontandosi e ammirando le realizzazioni, finchè ho proposto la pausa culinaria. Amano entrambi cucinare, in particolare la pasticceria, quindi tutti in cucina a fare una buona torta. Damiano ha scelto una ricetta che avevamo già sperimentato, una delle sue preferite: la torta al mascarpone. Hanno fatto tutto da soli: hanno letto la ricetta, pesato, mescolato, scaldato, ogni tanto si sono dati il cambio con molta armonia e senza mai una discussione, mentre io li guardavo incantata in disparte per non disturbare. Infornata la torta, sono tornati alle loro opere di alta ingegneria, ma in compagnia della televisione. Mio figlio ha voluto far vedere alla dolce donzella qualche puntata di… “Ken il guerriero“..ehm, non so se avete presente?!?! Ok, tutto bene, ma venite a fare merenda con la vostra torta, che è meglio!!
    Il pomeriggio è finito, Annalisa deve andare perchè ha un impegno e i due amichetti si salutano.

    Ha invitato una FEMMINA!!

    Sia io che Sara abbiamo già detto più volte che non facciamo molte differenze di genere, ma lasciamo che gli interessi e le attitudini dei nostri figli si sviluppino senza divieti o freni, e così funziona anche per le amicizie, anche se diventa difficile nell’ambiente scolastico. Spesso Damiano mi ha chiesto se secondo me era normale che a lui piacesse giocare anche con le femmine, visto che alcuni compagni (maschi) lo prendono in giro quando sceglie di passare la ricreazione con le compagne, come se fosse una colpa grave o un affronto preferire altro a tirare sempre due calci al pallone. Ho sempre cercato di rassicurarlo, anche io ho sempre giocato molto volentieri con i maschi nelle mie lontane ricreazioni del dopoguerra, è normale scegliere volta per volta il gioco o l’attività che si preferisce fare, l’importante è divertirsi e stare bene.

    A proposito: Sara, ti anticipo che Damiano la vuole invitare insieme ad altre amiche e amici alla sua festa di compleanno, lui ha già previsto il pigiama party con notte fuori e ha già previsto dei giochi a squadre, è già mooolto avanti 😉

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    Educazione

    Adolescenti perfetti sconosciuti

    perfetti sconosciutiVi ricordate che sono andata alla conferenza organizzata dall’associazione Un Sasso nello Stagno?
    Il dott.Franco Caroli ci ha aperto gli occhi sul fantastico mondo degli adolescenti.

    Avete presente quel tenero pargoletto che riempite di coccole e che vi ascolta incantati..ecco, scordatevelo!! Arriverà una mattina che al suo posto ci ritroveremo un mostro, uno sconosciuto che grugnisce invece di parlare, che ci sbatte fuori dalla SUA camera, si veste e si pettina strano (ad essere fortunati) e ..speriamo bene per il resto!

    Questo è il nostro resoconto della serata, da leggere con attenzione e non cadere in depressione, se volete vedere il video potete andare qui.

    Il vostro amato figlio è entrato nel magico mondo dell’adolescenza!

    Che succede fisicamente?

    Il cervello cambia, si inizia a sviluppare la corteccia prefrontale che controlla l’amigdala, sede degli istinti, ma purtroppo questo processo si completerà solo tra i 13 e i 15 anni nelle femmine, non prima dei 16 nei maschi. Questo significa che non avranno freni, non penseranno alle conseguenze delle loro azioni e agiranno sotto il dominio degli istinti, non riusciranno a gestire i ricordi e a riconoscere le emozioni degli altri (questo spesso è alla base del bullismo).
    La corteccia prefrontale ci aiuta ad evitare comportamenti pericolosi..eh si!! Questo vuol dire che è più forte di loro, si mettono nei guai e se va bene non avranno conseguenze e possiamo solo incrociare le dita, perché tutte le raccomandazioni che gli daremo di certo non le seguiranno!

    Il loro corpo si modifica ed è bombardato da tempeste ormonali che fanno impallidire le sindromi premestruali di noi donne e i tanto famosi sbalzi di umore,  e anche l’odore cambia..sì avete capito, le ragazze avranno un caratteristico odorino di ragù, mentre i ragazzi di caprone selvatico.

    Questo è il momento in cui non sono più bambini, ma non sono ancora adulti, un momento di transizione che li mette alla prova, in cui vogliono spaccare il mondo, ma non si sentono abbastanza forti, non hanno autostima e non sono in grado di fare progetti per il futuro, vivono solo il presente.

    Come cambia il comportamento?

    Diventano rabbiosi, svogliati, scostanti, silenziosi, attaccabrighe..

    Fanno di tutto per differenziarsi, rendersi diversi dai genitori, vogliono essere indipendenti e fare le loro scelte.

    Cosa possiamo fare per aiutarli?

    La difficoltà sta nel individuare il giusto stile di comunicazione, nel porsi nel modo giusto:

    • fare domande aperte (non “come è andata a scuola?” ma “quale è stata la cosa più bella che hai fatto oggi?” o “quale è stata la cosa che ti è riuscita meglio” o “cosa hai provato mentre..?“), che apre ad altre domande aperte;
    • fare domande specifiche su cose che interessano loro e sulle loro opinioni, cercando di entrare nel loro mondo;
    • non vietare uno stile, se non fanno male a nessuno..
    • mostrare sensibilità e cercare di ascoltarli, condividere i loro dolori anche se ci verrebbe da dire “te l’avevo detto”, non dobbiamo influenzarli o imporre la nostra opinione.

    Quindi cerchiamo di non giudicare e mai forzare nei comportamenti. É giusto mettere dei paletti, ma devono essere pochi e giustificati, perché se prima con il bambino non c’era bisogno di argomentare le scelte e le imposizioni, adesso la spiegazione è d’obbligo e fortemente richiesta. Questo non vuole dire lasciarli rientrare alle 2 di notte a 14 anni.

    Certo dall’altra parte non è nemmeno giusto disinteressarsi o accondiscendere a tutte le richieste che fanno, ne tanto meno difenderli contro chiunque gli faccia torti, giusti o sbagliati che siano: devono imparare a prendersi le proprie responsabilità.

    Meglio non perdere tempo a obbligare un figlio a vestirsi o pettinarsi in un certo modo, meglio lasciare la libertà di esprimersi come meglio crede visto che non fa del male a nessuno: valutate sempre se vale veramente la pena porre certi divieti, meglio pochi ma buoni!

    Cercate di avvicinarvi al loro mondo e alle loro passioni, con questo non vuol dire di farvele piacere, ma magari guardare un film che a loro é piaciuto per parlarne insieme, o vedere quello YouTuber che seguono sempre per scambiarsi delle opinioni e smetterla di fare sempre il terzo grado per estorcere qualcosa oltre al grugnito. Le conversazioni non dovrebbero essere a senso unico, il monologo del genitore che risolve i problemi del figlio raccontando come ha fatto alla sua etá o come si comporterebbe al suo posto non serve: ci dovrebbe essere un dialogo empatico in cui cerchiamo di far uscire le risposte che ci sono già.

    Consigli

    1. Ricordate la terza legge di Newton (ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria)? Questo vuol dire di non cozzare con dei divieti senza spiegazioni, di non urlare maleparole, di non fioccare punizioni.
    2. Coinvolgerli nelle decisioni, anche che non li riguardano, spiegandogli quello che si decide in famiglia e cercando di mediare e negoziare.
    3. Cercare di porsi dei limiti nel “prendersi cura” di loro, devono imparare ad essere autonomi.
    4. Il ragazzo deve vivere le sue esperienze, deve cadere ed imparare a rialzarsi, è giusto che fallisca e riprovi, noi genitori dovremmo avere la forza di lasciarlo fare, senza avvolgerlo nella bambagia e senza difenderlo a qualsiasi costo.
    5. Alzare la voce non è una soluzione, non ascolteranno di più se si urla, se proprio non si resiste meglio prendere una pausa e farsi un giro per riprendere il discorso quando è tornata la calma.
    6. Tutto ha un prezzo, quindi è giusto che per ogni diritto che ottengono ne consegua una responsabilità, non possono avere tutto solo perché lo richiedono;
    7. Mostrare rispetto per le cose a cui tengono senza criticare le loro scelte o i loro gusti, giudicarli per quello che fanno equivale disprezzare la loro persona e minare la loro autostima;
    8. Insegnare loro a saper fallire senza aver paura di vederli tristi e depressi, senza ridicolizzare i loro sentimenti o cercare di “tirarli su”;
    9. Riconoscere loro i buoni risultati ottenuti facendoglielo capire chiaramente.

    Non c’è un modo giusto di comportarsi, ognuno deve trovare la giusta strada per la propria situazione, ma ricordiamoci che abbiamo davanti individui che non vogliono essere spinti o giudicati, ma educati.

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    Educazione

    Adolescenza e fragilità: figli di genitori, figli della comunità

    fragilitàOggi, giorni dopo i funerali del ragazzo di 16 anni di Lavagna, cerco di pensare lucidamente a quello che può essere considerato l’ennesimo caso di un gesto estremo da parte di giovani ragazzi poco più che adolescenti, che come unica ed extrema ratio non riescono ad immaginarsi altro che togliersi di mezzo, cancellare con un colpo di spugna la propria esistenza. Puf!

    E non voglio riflettere sul caso in sè, perchè di fatto si leggono ovunque pareri, pensieri, giudizi, provocazioni, ma vorrei provare ad allargare la prospettiva, a comprendere il senso (se esiste un senso) di insieme. Quando abbiamo aperto il blog io e Monica volevamo poter dare voce ai nostri pensieri, perchè crediamo che il potere della parola (o della scrittura) possa davvero fare la differenza.

    E anche a rischio di essere banale e scontata…..che poi, quando si parla dei nostri figli, non lo si è mai.

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    Educazione

    Una mamma come amica

    una mamma per amica

    una mamma per amica

    Complice l’uscita su Netflix della nota serie “Una mamma per amica (Gilmore Girls)”,  serie televisiva statunitense ideata da Amy Sherman-Palladino, con protagoniste Lauren Graham ed Alexis Bledel, mi sono ritrovata a pensare a questo tema: l’amicizia tra madre e figlia.

    Io, quando ero qualche decennio anno più giovane, devo dire che ho sbirciato qualche puntata del telefilm in questione e tutto sommato mi piaceva il rapporto che avevano mamma-figlia, lo trovavo estremamente simpatico, a volte imbarazzante (per la figlia), ma sommariamente bello!

    Oggi che sono mamma mi chiedo: è giusto che la mamma faccia l’amica?

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