I primi giorni di settembre sono spesso contrassegnati, per chi ha bimbi in età prescolare, da duri momenti che mettono a serio rischio le coronarie e le riserve idriche dei condotti lacrimali….non dei bimbi eh? Dei genitori!!!!!
Sono giorni in cui al cucciolo di turno, in procinto di sperimentare il nido o la scuola dell’infanzia, è richiesta la cosiddetta fase di “ambientamento” o “inserimento” che dir si voglia, mentre al genitore sono richieste una serie di competenze nei confronti dei figli che richiedono una dispersione energetica e calorica di un intero fabbisogno giornaliero! Insomma: i giorni di ambientamento dei cuccioli sono duri per loro, ma forse lo sono di più per noi genitori!
C’è da dire che spesso molta differenza la fa l’atteggiamento del genitore: ci sono genitori che per scelta, indipendentemente dal fatto che debbano andare al lavoro, decidono l’ingresso del proprio figlio in un ambiente prescolastico; altri che invece lo vivono come “scelta obbligata”, trasferendo al figlio, pur se involontariamente, l’idea che se potessero non lo lascerebbero lì, ma sono costretti a fronte del fatto che devono andare a lavorare.
Questa differente condizione chiaramente comporta un diverso modo di “vivere” il tutto, anche perchè se siamo sereni e tranquilli, se dimostriamo fiducia nei confronti degli ambienti e del personale educativo, se creiamo una sorta di “cabala” dell’allontanamento, i bimbi generalmente si “rassegnano” prima al fatto che, così come i genitori vanno al lavoro, loro vanno al nido o a scuola. Al contrario, se siamo ansiosi, timorosi, preoccupati, se ci sentiamo in colpa, il nostro cucciolo-spugna assorbirà il nostro stato d’animo e si sentirà a sua volta insicuro, preoccupato ecc. ecc.
Del resto soffermiamoci a pensare su questa cosa: perchè mio figlio dovrebbe sentirsi tranquillo in un ambiente e con persone che fanno preoccupare e agitare tanto la mamma o il papà? Perchè dovrebbe sentirsi a suo agio in una situazione che fa piangere i suoi genitori, che li fa ritornare non appena accenna ad un pianto per coccolarlo ancora una volta, che sembra creare insicurezza e sospetto?
Ecco perchè secondo me è importante che i genitori per primi si fidino e siano convinti che le educatrici e i luoghi che frequenterà il loro piccolo sono sani, sicuri, e in grado di offrirgli stimoli e opportunità nuove, oltre che a relazionarsi con altri bimbi e quindi altri modi di pensare, di agire, di giocare, di emozionarsi. Devono potersi fidare, secondo me, di come sono concepite le procedure studiate e pensate per l’ambientamento, rispettandole, perchè sono nell’interesse del bambino e non vezzi organizzativi.
Rispetto alla “cabala” di cui parlavo prima, questa a me è servita soprattutto con i miei figli ad 1 anno di età, quindi quando sono entrati al nido: siccome non erano del tutto abituati ancora al fatto che la mamma quando si allontana poi torna (a parte con i nonni nei confronti dei quali per due figli su tre ho dovuto fare la settimana dell’ambientamento!!!!), ho inventato qualcosa per loro che tenesse conto dei loro interessi e preferenze. Alla prima (Sofia) ho detto che sarei andata a prendere il pane (con la seconda Annalisa ho creato un oggetto-transizionale tipo un bracciale, o un anellino, con il terzo Francesco ho inventato “i bacetti-timbretti”, in genere comunque qualcosa di allettante per loro) e che poi sarei tornata a prenderla dopo il tempo previsto durante l’ambientamento. Effettivamente quando tornavo con il pane (ricordate che se dite una cosa poi dovete farla perchè i bimbi hanno più memoria di noi adulti!!!!), la bimba imparava a realizzare non solo che tornavo ma che ero andata dove lei aveva compreso e questo le dava la sicurezza di vivere meglio il distacco e rinsaldava la fiducia nei mie confronti e rispetto a quello che le dicevo.
Dire che si va al lavoro è una cosa troppo astratta per i bimbi piccoli, per questo conviene “ancorare” ad un oggetto concreto quello che per loro è di fatto in tutto e per tutto un abbandono. Io ho pensato solo con la seconda e con il terzo bimbo di creare qualcosa di tutto nostro, e in effetti i risultati sono stati più incoraggianti.
Vi lascio con un interrogativo che mi è ronzato nella mente mentre scrivevo il post: perchè è così doloroso per noi l’ambientamento? Perchè vediamo nostro figlio che piange? Perchè qualcun altro se ne occuperà? Perchè ci sentiamo in colpa e lo vorremmo tenere sempre con noi? Perchè viene meno il nostro senso di “essenzialità”? Perchè…..
2 Comments
L’inserimento è spesso più doloroso x noi mamme perchè il distacco è firse peggio per noi, che x loro, perché rimangono in un ambiente pieno di giochi, luminoso e con tanti amichetti…li vediamo crescere e, sebbene sia nell’ordine delle cose, un pochino li vorremmo sempre nelle nostre braccia!
Settembre 20, 2014 at 2:50 pmEh sì è proprio così, per questo alla fine ho voluto farmi delle domande, xché spesso lasciare i nostri figli comporta riconoscere con sé stessi qualcosa di molto profondo, che fa i conti forse con ciò che abbiamo di più emotivo. Da quando un figlio nasce rappresenta per noi il nostro universo e non è facile lasciarli andare….
Settembre 20, 2014 at 2:54 pm