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crescita

    Educazione

    Le frasi più irritanti che ripeto da mamma: il mio atto d’accusa!

    Quando ero solo figlia e potevo autorizzarmi a criticare il modello educativo genitoriale che mi veniva imposto proposto (insomma contestavo apertamente i miei genitori), ricordo che spesso mi ripetevo che MAI e poi MAI, quando fossi diventata madre a mia volta, avrei detto ai miei figli certe parole. MAI E POI MAI.

    C’erano delle frasi, ma anche delle “dritte” per così dire educative, delle rigidità che non comprendevo da parte dei miei genitori, che non avevano senso per me e che non volevo a mia volta riproporre ai miei figli tanto più che avevo intestato una lista nera su un quaderno per non dimenticare quelle parole che più spesso i mie genitori ripetevano e che a me urtavano.

    Ovviamente non avevo fatto i conti con la mia maternità e il mio essere mamma. E nemmeno con il fatto che l’essere di mio logorroica ha sicuramente aumentato (purtroppo per i miei figli) le parole che più spesso ripeto loro da mamma, oltre che la frequenza.

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    Esperienze

    La maestra delle elementari che non dimenticherò mai

    Una volta si chiamavano scuole elementari, oggi scuola primaria, ma la sostanza non credo che sia tanto diversa: è la prima scuola (di vita) che abbiamo frequentato, quella che segna il passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, quella nella quale entri ancora un bambinello e ne esci quasi irriconoscibile rispetto ai 5 anni precedenti.

    E sono tante le cose che possono rendere questo momento della vita di noi bambini indimenticabile (in senso positivo e in negativo): si impara a leggere e scrivere, a stare seduti a lungo, a stare in silenzio e alzare la mano per parlare, ad attendere la ricreazione (o intervallo) per poter giocare, a disegnare “dentro” le righe, ad alzarsi al mattino presto per essere puntuale al suono della campanella, si conosce la pesantezza dello zaino da portare sulle spalle (spesso a rischio di caduta gambe all’aria), l’inizio delle studio e della conoscenza più strutturato, si incontra la/le maestra/e.

    Personalmente la maestra delle elementari non la dimenticherò mai e sicuramente per il segno positivo che ha lasciato durante i miei 5 anni di scuola elementare.

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    Esperienze

    Cronaca semiseria dei primi mesi di vita dei miei bimbi

    Primi mesi

    Ormai sono 13 anni che sono mamma e a volte mi sembra impossibile che sia già passato tutto questo tempo!!!! Quando vedo dei cuccioli nelle carrozzine che vengono portati a spasso dalle neomamme e quando mi accorgo che i miei occhi si appoggiano su un vestitino da neonato o vanno alla ricerca della fonte di un pianto o di un urletto, ancora mi sale il senso patologico materno che avevo quando ero incinta. Gioisco (fin troppo) quando sento di una nuova maternità, mi sberluccicano gli occhi se vedo un neonato, addirittura immagino (spesso) come sarebbe avere una famiglia più numerosa di quella che ho.

    Per ammansire i miei istinti materni ancora così prepotenti, mi devo costringere a pensare ai primi mesi di vita dei miei figli e un pò sortisco l’effetto desiderato e placo i miei entusiasmi. Anche se dura poco…….

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    Esperienze

    Franz va a calcio….ma non era nato ieri?

    Franz va a calcioSono entrata ufficialmente nello stadio “madre di bimbi grandi”. Sono finiti gli anni delle poppate, delle notte insonni (e qui tiriamo tutti in coro un respiro di sollievo, grazie!!!), del cambio del pannolino, delle vomitate sul vestito appena ritirato dalla lavanderia, dei ciucci in ogni dove della casa, delle microtutine appese allo stendino (Dio, come mi mancano!!!), delle pappine e pappette insapore, dei giochi sparsi dappertutto (no, quelli ci sono ancora), delle paroline incomprensibili e del tipico odore da neonato da respirare a pieni polmoni.

    Franz ha iniziato il calcio per prova e io mi sono guardata alla specchio (individuando l’ennesimo capello bianco) chiedendomi come diavolo abbiano fatto a trascorrere questi quasi 6 anni così velocemente! Ma non era nato ieri???

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    Educazione

    Adolescenza e alimentazione: istruzioni per l’uso

    adolescenza alimentazione

    Nel ciclo di incontri (virtuali) sull’adolescenza, non poteva mancare un post specifico, e decisamente più serio, sul tema alimentazione, che in questa fase della vita dei nostri figli assume un connotato assolutamente più forte. Partiamo dal presupposto che sono una mamma decisamente attenta al discorso alimentare, in primo luogo per alcune scelte personali che ho fatto che incidono comunque sulla tavola e chiaramente anche rispetto ai miei figli. Non sono quella che si può definire una integralista alimentare, gli sgarri sono concessi, le porcherie entrano in casa, ma il consumo non è abituale. Detto questo sono consapevole che certe età della vita dei nostri figli siano più “pericolose” di altre in tema alimentazione, perchè possono determinare delle prese di posizione tutt’altro che salutari, che possono sfociare in vere e proprie malattie.

    Ecco quindi quello che ho imparato nel corso della mia vita sulla relazione tra adolescenza e alimentazione.

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    Educazione

    Adolescenti perfetti sconosciuti

    perfetti sconosciutiVi ricordate che sono andata alla conferenza organizzata dall’associazione Un Sasso nello Stagno?
    Il dott.Franco Caroli ci ha aperto gli occhi sul fantastico mondo degli adolescenti.

    Avete presente quel tenero pargoletto che riempite di coccole e che vi ascolta incantati..ecco, scordatevelo!! Arriverà una mattina che al suo posto ci ritroveremo un mostro, uno sconosciuto che grugnisce invece di parlare, che ci sbatte fuori dalla SUA camera, si veste e si pettina strano (ad essere fortunati) e ..speriamo bene per il resto!

    Questo è il nostro resoconto della serata, da leggere con attenzione e non cadere in depressione, se volete vedere il video potete andare qui.

    Il vostro amato figlio è entrato nel magico mondo dell’adolescenza!

    Che succede fisicamente?

    Il cervello cambia, si inizia a sviluppare la corteccia prefrontale che controlla l’amigdala, sede degli istinti, ma purtroppo questo processo si completerà solo tra i 13 e i 15 anni nelle femmine, non prima dei 16 nei maschi. Questo significa che non avranno freni, non penseranno alle conseguenze delle loro azioni e agiranno sotto il dominio degli istinti, non riusciranno a gestire i ricordi e a riconoscere le emozioni degli altri (questo spesso è alla base del bullismo).
    La corteccia prefrontale ci aiuta ad evitare comportamenti pericolosi..eh si!! Questo vuol dire che è più forte di loro, si mettono nei guai e se va bene non avranno conseguenze e possiamo solo incrociare le dita, perché tutte le raccomandazioni che gli daremo di certo non le seguiranno!

    Il loro corpo si modifica ed è bombardato da tempeste ormonali che fanno impallidire le sindromi premestruali di noi donne e i tanto famosi sbalzi di umore,  e anche l’odore cambia..sì avete capito, le ragazze avranno un caratteristico odorino di ragù, mentre i ragazzi di caprone selvatico.

    Questo è il momento in cui non sono più bambini, ma non sono ancora adulti, un momento di transizione che li mette alla prova, in cui vogliono spaccare il mondo, ma non si sentono abbastanza forti, non hanno autostima e non sono in grado di fare progetti per il futuro, vivono solo il presente.

    Come cambia il comportamento?

    Diventano rabbiosi, svogliati, scostanti, silenziosi, attaccabrighe..

    Fanno di tutto per differenziarsi, rendersi diversi dai genitori, vogliono essere indipendenti e fare le loro scelte.

    Cosa possiamo fare per aiutarli?

    La difficoltà sta nel individuare il giusto stile di comunicazione, nel porsi nel modo giusto:

    • fare domande aperte (non “come è andata a scuola?” ma “quale è stata la cosa più bella che hai fatto oggi?” o “quale è stata la cosa che ti è riuscita meglio” o “cosa hai provato mentre..?“), che apre ad altre domande aperte;
    • fare domande specifiche su cose che interessano loro e sulle loro opinioni, cercando di entrare nel loro mondo;
    • non vietare uno stile, se non fanno male a nessuno..
    • mostrare sensibilità e cercare di ascoltarli, condividere i loro dolori anche se ci verrebbe da dire “te l’avevo detto”, non dobbiamo influenzarli o imporre la nostra opinione.

    Quindi cerchiamo di non giudicare e mai forzare nei comportamenti. É giusto mettere dei paletti, ma devono essere pochi e giustificati, perché se prima con il bambino non c’era bisogno di argomentare le scelte e le imposizioni, adesso la spiegazione è d’obbligo e fortemente richiesta. Questo non vuole dire lasciarli rientrare alle 2 di notte a 14 anni.

    Certo dall’altra parte non è nemmeno giusto disinteressarsi o accondiscendere a tutte le richieste che fanno, ne tanto meno difenderli contro chiunque gli faccia torti, giusti o sbagliati che siano: devono imparare a prendersi le proprie responsabilità.

    Meglio non perdere tempo a obbligare un figlio a vestirsi o pettinarsi in un certo modo, meglio lasciare la libertà di esprimersi come meglio crede visto che non fa del male a nessuno: valutate sempre se vale veramente la pena porre certi divieti, meglio pochi ma buoni!

    Cercate di avvicinarvi al loro mondo e alle loro passioni, con questo non vuol dire di farvele piacere, ma magari guardare un film che a loro é piaciuto per parlarne insieme, o vedere quello YouTuber che seguono sempre per scambiarsi delle opinioni e smetterla di fare sempre il terzo grado per estorcere qualcosa oltre al grugnito. Le conversazioni non dovrebbero essere a senso unico, il monologo del genitore che risolve i problemi del figlio raccontando come ha fatto alla sua etá o come si comporterebbe al suo posto non serve: ci dovrebbe essere un dialogo empatico in cui cerchiamo di far uscire le risposte che ci sono già.

    Consigli

    1. Ricordate la terza legge di Newton (ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria)? Questo vuol dire di non cozzare con dei divieti senza spiegazioni, di non urlare maleparole, di non fioccare punizioni.
    2. Coinvolgerli nelle decisioni, anche che non li riguardano, spiegandogli quello che si decide in famiglia e cercando di mediare e negoziare.
    3. Cercare di porsi dei limiti nel “prendersi cura” di loro, devono imparare ad essere autonomi.
    4. Il ragazzo deve vivere le sue esperienze, deve cadere ed imparare a rialzarsi, è giusto che fallisca e riprovi, noi genitori dovremmo avere la forza di lasciarlo fare, senza avvolgerlo nella bambagia e senza difenderlo a qualsiasi costo.
    5. Alzare la voce non è una soluzione, non ascolteranno di più se si urla, se proprio non si resiste meglio prendere una pausa e farsi un giro per riprendere il discorso quando è tornata la calma.
    6. Tutto ha un prezzo, quindi è giusto che per ogni diritto che ottengono ne consegua una responsabilità, non possono avere tutto solo perché lo richiedono;
    7. Mostrare rispetto per le cose a cui tengono senza criticare le loro scelte o i loro gusti, giudicarli per quello che fanno equivale disprezzare la loro persona e minare la loro autostima;
    8. Insegnare loro a saper fallire senza aver paura di vederli tristi e depressi, senza ridicolizzare i loro sentimenti o cercare di “tirarli su”;
    9. Riconoscere loro i buoni risultati ottenuti facendoglielo capire chiaramente.

    Non c’è un modo giusto di comportarsi, ognuno deve trovare la giusta strada per la propria situazione, ma ricordiamoci che abbiamo davanti individui che non vogliono essere spinti o giudicati, ma educati.

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