C’è una cosa che riconosco dire in modo ricorrente (da anni!!!) a mio marito, ai miei figli, agli amici, ai partenti in generale, una cosa che mi accorgo che man mano che invecchio maturo si insinua prepotentemente nella mia testa (e nel mio cuore), quasi da togliermi a tratti il fiato.
Ed è la risposta ad una domanda che mi solletica da quando sono bambina, da quando mio padre e mio fratello mi dicevano che avrei avuto sicuramente fortuna come interprete di melodrammi (certo, me lo dicevano per altre ben meno nobili motivazioni di una carriera teatrale!!!), ossia:
Cosa vuoi fare da grande? Ma L’ATTRICE……è ovvio!!!!!
Chi ci segue ormai lo sa che quella che, tra me e Monica, ama stare al centro dell’attenzione in mezzo alla gente, che fa caciara e generalmente si piazza al centro di un obiettivo sono io. Ne avevamo già parlato di questa mia indole per lo spettacolo (leggi Faccio spettacolo perché, Il mio primo provino cinematografico!!!!), e non è che con il passare del tempo si sia attenuata, anzi!!!
Qualche sera fa, infatti, la compagnia della quale sono allieva di teatro, ARS Ventuno, con la regia del mio grande (nonché decisamente famoso!!!) maestro Marco Morellini, ha organizzato i saggi di fine anno del percorso di studio e abbiamo messo in scena, nella cornice del bellissimo Teatro Ruggero Ruggeri di Guastalla (RE), il nostro spettacolo dal titolo “Esercizi di stile”, con testi tratti da Shakespeare, Cechov, Zavattini, poesie della Valduga, della Merini.
A parte la dimensione di contenuto (ossia quello che abbiamo fatto), vorrei fare qualche considerazione sulla dimensione più trasversale, cioè su ciò che mi porta ad aspettare con trepidazione e grandissima carica il giorno delle prove.
Sì perché di gioia si tratta, di entusiasmo, di batticuore adolescenziale, di passione.
Ho pensato a lungo al perché mi piace così tanto fare teatro e potrei dire, considerando che il blog è rivolto ai bimbi e ad aspetti di educazione, che lo faccio proprio per dare un esempio ai miei figli di come si possa, attraverso la dimensione del teatro e dell’analisi dei personaggi, lavorare sul proprio sé, sulla conoscenza del proprio io profondo e di come il teatro sia uno strumento per la conoscenza del proprio corpo e delle relazioni con l’altro.
Sì certo, queste motivazioni le uso soprattutto per sentirmi meno in difficoltà alle loro insistenti domande settimanali: “Mamma, ma esci stasera? E dove vai, alle prove di teatro?”, “Anche stasera hai le prove, ma non rimani con noi???“. Sì, ok, potrei in effetti convincermi che lo faccio esclusivamente per loro, per dare un esempio a loro di continua crescita, di continua messa in discussione della loro mamma.
Ma, se voglio essere davvero onesta con loro, io teatro lo faccio proprio per me stessa. PER ME SOPRATTUTTO.
Mentre organizzare spettacoli per bambini mi mette in gioco dal punto di vista “registico” e vocale, perché di fatto non sono in scena, fare teatro è la pura essenza del poter sentirsi altro da quello che si è, o anche se stessi in modo completamente diverso (due facce di una stessa medaglia).
Attraverso la scuola di teatro:
- posso essere qualcun altro da me stessa, interpretando ruoli e personaggi che mi sembrano essere così diversi da me, per poi scoprire che forse tanto diversi non lo sono affatto e che ciascuno di loro ha connotazioni che mi si appiccicano addosso
- ho modo di conoscere parti di me a volte appena tratteggiate oppure ancora non note nemmeno a me stessa, iniziando a farci i conti, a prenderle in mano, scontrandomici, tollerandole, amandole, odiandole, negandole per poi, forse, accettarle
- sono accompagnata nella ricerca personale che ciascun allievo fa di se stesso, da qualcuno che, con esperienza e vita più di me, mi prende per mano e a volte mi conduce a perdere il controllo per ritrovarlo in un modo diverso da quello a me noto
- alimento quel fuoco che sento bruciare nella mia pancia e che a tratti, nella vita, si abbassa quasi per spegnersi, per poi risollevarsi grazie ad ossigeno nuovo: ecco il teatro è il mio ossigeno nuovo
- imparo che non sempre si può e si deve essere protagoniste sul palco, ma anche le semplici comparse sono importanti per la buona riuscita del tutto; ognuno ha la sua parte e la sua valenza, perché teatro è la somma della parti. Quindi imparo a fare i conti con l’orgoglio e la stima personale, imparo ad accettare decisioni su di me, imparo a fidarmi di qualcuno che vuole farmi crescere, anche a rischio di mie frustrazioni
- piango, ma quello non è una novità per me! Piango perché ascolto con il cuore, perché le parole hanno un peso 1000 volte più grande di quelle che si usano quotidianamente, perchè le si fa proprie, tutte, una a una
- rido, e nemmeno questo si allontana tanto dal mio essere vero. Rido, perché fare teatro significa essere in un gruppo e sentirsi parte di un gruppo, conoscersi, sopportarsi, aiutarsi, motivarsi, stimolarsi, e prendersi in giro con quella sana ironia che dovrebbe fare parte di tutti, e che alleggerisce tanto il peso della vita
- prendo una parentesi da me stessa, posso staccarmi dalla Sara che conosco e che frequento tutti i giorni, per vederne una a tratti differente; lavoro su di me, guardo aspetti che intuisco ci siano, e li faccio venire fuori, a volte con tanta fatica, a volte senza esserne capace, altre volte vivendolo come una incredibile liberazione
Ogni volta che torno a casa dalle prove, non posso evitare di pensare che forse, se avessi coltivato con più determinazione questa passione, se avessi avuto più coraggio, se avessi fatto altre scelte, ora sarei quello che volevo essere, un’attrice, o per lo meno avrei saputo se avevo qualche numero per poterlo diventare.
MA, come insegno ai miei figli, è INUTILE RIEMPIRSI di SE e di MA: ho fatto scelte spesso consapevoli nella vita, ho fortemente voluto quello che ho, non tornerei indietro a discapito dei miei figli, della famiglia, del contesto che volevo che avessero intorno per crescere. Forse fare l’attrice doveva rimanere il mio hobby più amato, tanto che pur interrompendolo e accantonandolo al quinto mese di gravidanza di Sofia, l’ho voluto riprendere, ho fortemente aspettato ci fosse un’occasione per farlo rientrare nella mia vita, e mi ci sono attaccata senza sforzo nuovamente, riallacciando quel filo mai completamente interrotto. Più vado avanti e più capisco lo studio che occorre, intuisco quanto lavoro ci sia da fare ancora, ma la mia vocina interiore mi urla nelle orecchie di continuare e non possono non ascoltarla.
Sono nel “mezzo del cammin di nostra vita” (ok, forse l’ho anche un tantino superato!!!!), e credo così tanto nei sogni che non sono ancora pronta a cambiare risposta alla domanda iniziale, per cui quando mi chiedono cosa farò da grande, mi scappa ancora detto che ……IO DA GRANDE FARO’ L’ATTRICE!!!!!
Foto prese dal saggio del 2015 di Ars Ventuno Teatro Guastalla
No Comments