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Esperienze

Lasciar crescere significa anche permettere che… giochi a calcio

Franz e il calcio

Diciamocelo: i figli devono crescere e poter fare autonomamente le proprie scelte sportive, seguire il palpito del loro cuore e poco importa quale sport sceglieranno, perchè tanto sarà esattamente l’opposto di quello che desidereresti. E non tanto perchè vorresti che la scelta ricadesse sullo sport che hai fatto tu alla loro età o quello che ancora adesso tu genitore stai facendo così da poter magari fare qualche partita insieme. No, no, mi riferisco alla scelta che faresti tu di uno sport INDOOR, di quelli che entri asciutto ed esci asciutto e generalmente altro non devi fare che buttare tutto in lavatrice.

Ma lasciar crescere significa anche permettergli di giocare a calcio.

IO, NATA CON IL PALLONE

Premettiamo che io adoro il calcio, sono cresciuta a pane e telecronaca delle partite. Ho ancora in mente la domenica sera quando si mangiava in sala (dove c’era il televisore, rigorosamente non voluto da mio papà in cucina!) solo e soltanto per poter vedere la domenica sportiva! Rircordo come fosse ieri la sigla che introduceva a Pizzul che dettagliava ogni singola partita del campionato. Sono Juventina di nascita, figlia di uno juventino, sorella di un fratello al quale invece il calcio direi che non è mai interessato. Fin dalla mia famiglia ho sperimentato che non esiste genere nello sport così come nel gioco. Tuttavia non ho mai praticato calcio, se non qualche partitella fatta d’estate con amici. Ma d’estate tutto aiuta, si sa. Sì perchè al massimo cosa può capitare? Una sudata e una impolverata, niente di più.

Ma se scegli di giocare e di allenarti a calcio devi sapere che non è sempre estate e soprattutto non è dalla polvere che devi guardarti, ma dal fango e dal freddo.

AVREI DOVUTO CAPIRLO

Dopo due figlie ginnaste da quando hanno 6 anni, che praticano uno sport pulito, al chiuso, al calduccio (d’estate anche troppo calduccio!!!), al coperto da qualunque intemperia e mezze nude quindi senza particolare abbigliamento e calzature (da dover smorciare!), è arrivato il principe. Quello che pensavo, stante la sua natura posata, tranquilla, poco incline allo sporco, avrebbe scelto uno sport come gli scacchi, il bigliardo, il ping pong oppure esagerando proprio, il boowling.

E invece è proprio vero che quando ti fai un’idea di tuo figlio, lui è lì apposta per sgretolarla come un castello costruito sulla sabbia, come un legnetto mangiato dai tarli.

Avrei dovuto capirlo nell’istante in cui, all’età del gattonamento ha iniziato a impossessarsi di qualunque oggetto pseudorotolante trovasse in giro per calciarlo (e calciare gattonando assicuro che è uno spasso mai visto!!!).

Avrei dovuto capirlo quando, iniziando a parlare, ha detto palla più di quanto dicesse papà (perchè mamma lo ha detto nel periodo della lallazione e non l’ha mai più smesso di dire!!!).

Avrei dovuto capirlo quando, al compimento del secondo anno di età, ha chiesto la porta da calcio da mettere in giardino e avrei dovuto capirlo quando per ogni festa chiedeva come regalo un pallone.

Avrei anche dovuto capirlo quando con il pallone ci voleva dormire e quando in casa si tuffava da un divano all’altro simulando l’azione del portiere, chiaramente Donnarumma, con i guanti sempre addosso anche per mangiare.

Ma siccome non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, pensavo fossero episodi isolati! E invece mi ritrovo oggi con Franz iscritto alla sua prima associazione sportiva di calcio.

PER LA CRONACA, SE TUO FIGLIO GIOCA A CALCIO…

Ora, il piccolo c’era una volta un principe ha scelto di intraprendere la “carriera” calcistica, e una madre di due figlie femmine non ha la più vaga idea di cosa questo comporti. E tutte le mie amiche mi aspettavano al varco ridendo sommessamente (anche un po’ sfacciatamente per la verità!!!). E volete sapere perchè?

Perchè se tuo figlio (o figlia che sia) gioca a calcio devi mettere in conto una serie di cosucce:

  • si gioca all’aperto per i 2/3 dell’anno, con QUALUNQUE tempo e in QUALSIASI condizioni (freddo, caldo, pioggia, vento…).
  • Gli allenamenti sono due volte la settimana (ovviamente per quanto mi riguarda esattamente nei giorni in cui le sorelle non li hanno, quindi non ho MAI un pomeriggio libero da trasporti!!!), e le partite sono TUTTI i sabati o TUTTE le domeniche dell’anno.
  • L’intero mondo di bambini maschi gioca al calcio, quindi normalmente quando porti e vai a prendere tuo figlio entri nel girone dei sudati/gasati/carichi-a-mille e ti devi barcamenare nel tentativo di individure nella massa tuo figlio raccattando tutta la roba e l’equipaggiamento di cui è corredato (scarpe con tacchetti, parastinchi, calzettoni, k-way, felpa, borraccia, bandana, polsini, braghette e controbraghette, cuffia, guanti da portiere) sperando vanamente di non perdere pezzi in giro.
  • Devi sfangartela, nel senso letterale del termine. Quando ti torna a casa da allenamento, vuoi perchè è piovuto, vuoi perchè hanno irrigato il campo, la situazione rimane la medesima: tuo figlio sarà sempre e comunque coperto di fango da capo a piedi!!!!
  • Devi fare i conti con l’agonismo…dei genitori! Su questo ho già avuto modo di scrivere e sono abbastanza preparata nella teoria (leggi I bambini e lo sport: l’adulto cosa c’entra?), anche se so che la pratica è tutta un’altra cosa. A poco mi serve pensare che alle partite andrà il papi, perchè so perfettamente che poi subentrerà il mio spirito materno di supervisione che non si faccia male, per cui credo sperimenterò l’ambiente genitoriale e i casi saranno due: o mi farò venire il sangue amaro, o scoprirò che la teoria è solo maldicenza. Credo di essere sufficientemente prevenuta per optare per la prima alternativa.

Mamme di figli calciatori a me!!! Avete suggerimenti/consigli da darmi? Sono tutta orecchie!!!!!!

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