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Educazione

Una mamma come amica

una mamma per amica

una mamma per amica

Complice l’uscita su Netflix della nota serie “Una mamma per amica (Gilmore Girls)”,  serie televisiva statunitense ideata da Amy Sherman-Palladino, con protagoniste Lauren Graham ed Alexis Bledel, mi sono ritrovata a pensare a questo tema: l’amicizia tra madre e figlia.

Io, quando ero qualche decennio anno più giovane, devo dire che ho sbirciato qualche puntata del telefilm in questione e tutto sommato mi piaceva il rapporto che avevano mamma-figlia, lo trovavo estremamente simpatico, a volte imbarazzante (per la figlia), ma sommariamente bello!

Oggi che sono mamma mi chiedo: è giusto che la mamma faccia l’amica?

Una volta l’idea che mamma e figlia potessero essere amiche appariva abbastanza “strana”, nel senso che anche visivamente le due entità sembravano diverse: ricordo mia nonna con vestito a fiori intero, grembiule sempre addosso, spesso intenta a rammendare, sempre a cucinare, riordinare, rassettare, pulire, lavare, e mia mamma decisamente più “moderna”, che già a qualche generazione di distanza poco aveva in comunque con quell’immaginario. Se penso a me mamma, ancora di più appare visibile questa differenza, anche se mia mamma è sempre stata giovanile e il grembiule ha smesso di portarlo da tempo!!!!

Se invece penso a me e a mia figlia, noto che il nostro modo di vivere la quotidianità è più simile: entrambe portiamo il jeans, entrambe le sneakers o gli stivaletti, entrambe capi di abbigliamento magari più di moda in un certo periodo (lo so, questa è un po’ tirata per una come me a cui la moda non interessa granché, ma ho pur sempre una certa reputazione da mantenere agli occhi delle mie figlie!!!!), entrambe tecnologizzate, facciamo shopping insieme, ci scambiamo i trucchi (o meglio io vado a rubare i suoi visto che ha una passione decisamente più smodata della mia, ma ci vuole poco!!!!), ci facciamo reciprocamente la ceretta…insomma condividiamo sicuramente più interessi e più gusti e anche piccoli gesti che creano intimità e vicinanza.

Mi rendo anche conto che le mie figlie chiedono consigli e pareri a me più di quando io li chiedessi a mia madre, e probabilmente più di quanto lei stessa chiedesse alla sua. Questo mi fa pensare che la confidenza si sia accresciuta con il passare delle generazioni, e di conseguenza anche la possibilità/capacità di poter parlare apertamente di più cose di quelle che una volta venivano considerate dei tabù.

Le mie figlie entrano in bagno con me a chiacchierare ed io devo vincere tutti i miei pudori (sì, lo so, sono una ragazza vecchio stampo!!!) per non mandarle fuori; loro osservano, chiedono senza imbarazzi ed io cerco di adeguarmi a loro, perché mi fa piacere che si sentano libere di esprimersi e di fare domande.

Non nego che mi fa piacere quando, soprattutto con la grande, ci scambiamo cose, abiti, t-shirt, perché è una cosa che anche io avrei voluto fare se avessi avuto una sorella; ma capisco anche che io non sono sua sorella e quello che magari può far bene alla mia autostima non è sempre detto che faccia bene alla sua!

Della serie sono molto orgogliosa dei miei figli, sono fiera se qualcuno mi dice che le mie figlie mi assomigliano (dubito che diranno mai che sembriamo sorelle, ho un certo senso di realtà!!! Sob! Sob!), ma non credo che la cosa necessariamente valga anche per loro! Del resto nel momento in cui cercano di sganciarsi dalla mamma, cercano maggiore individualizzazione, qualcuno che le riporta al “paragone” con me direi che è da evitare come la peste!!!!

Personalmente, nonostante io cerchi il dialogo con i miei figli e sia felice se e quando loro si aprono, credo anche che debbano necessariamente trovare fuori dalla famiglia (e quindi nei legami e nelle relazioni amicali) i loro pari, persone che possano ascoltare e vedere le cose con orecchie e occhi della loro età. Io ho un altro ruolo rispetto a quello dell’amica o dell’amico, ho un compito da portare avanti che per certi versi mi accomuna ad un’amica: la lealtà, la sincerità, la capacità di ascoltare, di consigliare, di comprendere, di accogliere, di spronare. Ma per potersi davvero emancipare da me e dalla mia figura (spesso ingombrante!!! Ricordate Se la mamma è un esempio ingombrante??), credo che sia necessario che i miei ragazzi trovino fuori alcune risposte alle loro domande.

In fin dei conti i ragazzi hanno bisogno di poter dire e fare cose che la mamma ignora, altrimenti dove si colloca la possibilità di sbagliare, di disubbidire, di nascondere, di sfidare insita nei ragazzi, necessaria per poter crescere?

Poi ritengo che faccia parte dell’essere mamma confermare in loro la certezza che a casa qualcuno ad aspettarli c’è sempre, qualcuno che li aiuta a rimettere insieme i pezzi, che li consola quando si sono sentiti traditi dal “fuori”, o in difficoltà, quando non si sono sentiti amati, compresi, accolti; qualcuno con cui basta uno sguardo o il profumo della torta nel forno per sentirsi di nuovo a casa, protetti e curati nelle proprie ferite; qualcuno che li aiuta a vedere le cose anche da un’altro punto di vista, che li rassicura che il presente sembra brutto, ma il futuro riserva sempre belle sorprese.
Qualcuno che a conti fatti……. è la mamma……. e non è l’amica.

firma_Sara

 

 

 

 

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