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Educazione

Quando i vandali si nascondono nelle famiglie “normali”

Vandalismo

Ho pensato davvero molto al titolo da dare a questo post, che prende vita da un fatto di cronaca che ha coinvolto un paese vicino a quello in cui abito io. Un fatto di cronaca apparso sui quotidiani locali, ma che si è animato anche attraverso il web e i profili social di persone che in questi comuni o nei comuni limitrofi vivono. Fatti che non possono evitare di scuotere le coscienze e indurre a pensare in primis alla scuola, alle famiglie, ai ragazzi e alla società.

Si è parlato di vandali, di famiglie “normali”, di ruolo della scuola, di scomparsa dei valori, di educazione familiare. Così ho scelto un titolo che un po’ desse il senso di quello che penso di questo fattaccio: questi vandali (perché di fatto hanno compiuto degli atti vandalici) si nascondono nelle famiglie cosiddette normali, e vorrei porre l’accento su NASCONDONO e su famiglie NORMALI.

Per capire di cosa si sta parlando riporto alcuni brevi pezzi di articoli comparsi sui giornali.

IL FATTO: INTRUSIONE NELLA SCUOLA PRIMARIA DI CADELBOSCO DI SOPRA (RE)

Durante la notte dello scorso weekend (ndr notte tra il 4/5 marzo), i malviventi accedevano fraudolentemente nei locali che ospitano la scuola asportando una decina di computer e danneggiando in modo grave l’istituto scolastico che questa mattina restava chiuso. I malviventi hanno danneggiato diverse aule, lavagne multimediali e un grosso fotocopiatore che gettavano giù per le scale cospargendo il toner negli ambienti… È un episodio di inciviltà commesso a danno di un bene pubblico primario come la scuola…”
Si è poi accertata l’età dei vandali: hanno 17, 14 e 13 anni e vivono in famiglie ‘normali’. Il più piccolo è poco più di un bambino (potete leggere tutti gli articoli a riguardo sulle seguenti testate locali: Reggionline, Gazzetta di Reggio.

I COMMENTI SUI SOCIAL MEDIA 

Ho spulciato sui social e ho raccolto qualche riflessione sul fatto, scegliendone di differenti per dare il senso della coralità di voci che si stanno alzando a commentare l’episodio:

  • Quando ero alle medie successe la stessa cosa 35 anni fa e si disse semplicemente sono ragazzate…le famiglie ripararono il danno anche con aiuti di altri genitori.
  • Come può esistere che un genitore non sappia dov’è un figlio di 13 anni di sera? Vanno educati i ragazzi ma ancora di più i genitori!!!! I genitori devono pagare tutto così forse capiranno…
  • La scuola non può sostituire la famiglia in quanto ad educazione e valori da dare ai figli. La scuola ha altri onori e oneri da adempiere con i ragazzi ma senza l’aiuto sostanziale delle famiglie è impossibile educare in profondità i ragazzi.
  • Si dovrebbero far pagare i danni ai genitori, mentre i tre ragazzi dovrebbero essere sospesi e durante la sospensione essere impiegati per lavori o attività socialmente utili.

Di storie come queste se ne sentono spesso e probabilmente accadevano anche in passato, ma probabilmente in questo caso la storia non può insegnarci molto perché sono profondamente cambiati alcuni termini della questione: è cambiata la società radicalmente, si è modificato il concetto di famiglia, sono modificate le relazioni sociali e il modo di vivere dei ragazzi. E con questo credo che attribuire, come spesso accade, colpe alla tecnologia, a Internet, alla rete, poco serva. Come per tutto, non solo le cose che di per se’ creano danno o valore, ma l’uso che se ne fa.

NASCONDERSI IN FAMIGLIE NORMALI

Mi fa riflettere che spesso, quando accadono fatti gravi che riempiono per qualche giorno le pagine dei giornali e la bocca delle persone, si parla di giovani che si nascondono in famiglie normali.

Già il fatto che si nascondano mi dà l’idea di qualcosa che non si vede. Intenzionalmente o inconsapevolmente. Questi giovani sono dentro, in modo invisibile, in contesti familiari definiti normali.

Chi può dire cosa sia la normalità? Sembra una domanda banale, ma io per prima non saprei cosa e chi siano le famiglie normali (semmai ci siano o siano esistite). E pensare che siano nascosti in famiglie normali definisce diversamente il problema? Forse sì, come a pensare che la famiglia non possa c’entrare perché essendo normale il “difetto” non sia di fabbrica. Quindi il problema va ricercato fuori? Dove? Qual è il capro espiatorio?

Ad un post privato che chiedeva se un fatto del genere possa riguardare tutti e non solo i diretti interessati dell’episodio vandalico e le loro famiglie ho risposto di getto e ho risposto così:

Io credo che questo fatto ci riguardi tutti, come ci riguarda tutti se un ragazzino si suicida per paura, ci riguarda il fatto che le famiglie debbano poter essere e sentirsi aiutate, ci riguarda scegliere la parte degli spettatori e non degli attori della vita della società in cui viviamo, ci riguarda riempirci la bocca di normalità per sentirci meno responsabili, ci riguarda perché è troppo semplice pensare che tanto non ci riguarderà mai.

(se volete potete leggere al riguardo Adolescenza e fragilità: figli di genitori, figli della comunità).

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2 Comments

  • Reply Silvia

    È successo un episodio analogo nel mio paese. Tredicenni che devastano la scuola, figli di famiglie “normali”. Sono stati bocciati, le famiglie condannate al risarcimento dei danni. Una di queste ha fatto causa al proveditorato e ha perso la causa. Poi ci chiediamo perché da certe famiglie vengano fuori figli così.

    Marzo 9, 2017 at 9:24 pm
    • Reply Sara

      Mah, io rimango sempre colpita dal fatto che spesso casi come questo non riguardino l’intera nostra comunità di persone. Le famiglie io credo che siano sempre più sole, e anche quelle che vengono così sbrigativamente definite normali, chi sono?

      Marzo 15, 2017 at 6:19 pm

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